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Immagine del redattoreDott. Lorenzo Bisoffi

Prevenzione delle lesioni sul lavoro: puoi fare di più


Esercizio fisico durante la gravidanza

KEY POINTS

  1. Sono molti i fattori che contribuiscono al dolore

  2. Preferire la variabilità posturale

  3. L’effetto nocebo

  4. Gestione dei fattori psicosociali


Background

Un mito dell'educazione ergonomica sul luogo di lavoro - cioè al come comportarsi correttamente a livello posturale seduti al PC ad esempio - è la premessa che se manteniamo una postura "ideale" non soffriremo mai di mal di schiena o che sia sempre colpa della postura se ci blocchiamo con la schiena.

In realtà, sappiamo da decenni di studi che ci sono tanti e svariati fattori che contribuiscono al dolore cervicale e lombare (biologici, psicologici e sociali), oltre a quello meccanico e posturale.


Una credenza più comune quindi è è l'assunto che esista la postura "ideale" e che tutte le altre siano sbagliate.

Una discreta quantità di ricerche hanno però mostrato che non esista in realtà una postura ottimale. Al contrario, è da preferire la variabilità posturale quindi cambiare spesso posizione rispetto ad unica postura standard.

Quindi, l'educazione anziché puntare alla postura ideale (e dovrebbe) è meglio incoraggiare i cambiamenti di postura, il movimento, lo stretching e pause attive piuttosto che educare le persone alla miglior la postura statica al PC.


Un altro pilastro scorretto è l'idea che ci sia un unico modo giusto per sollevare gli oggetti. Questo fatto non è stato dimostrato da studi scientifici (ti rimandiamo al nostro articolo!), in quanto ci sono:

  • Differenze nell'anatomia individuale: forma e posizione dell'anca, lunghezza degli arti superiori e larghezza della presa, altre variabili (es. comorbidità, forza, ecc.).

  • Differenze nel carico sollevato: una cassa con maniglie che si adatta bene richiederà una tecnica molto diversa rispetto a un altro oggetto.


L'EFFETTO NOCEBO

L’effetto nocebo è l'opposto del placebo (la sensazione di benessere indotta dalla mente) ed è rilevante in questo caso dato che l’esperienza dolorosa può aumentare se la persona ha un’aspettativa negativa rispetto al suo disturbo.

Alcune persone che a lavoro sono caute e hanno paura di agire in modo errato con la paura di farsi male aumentano in realtà la sensibilità del loro sistema nervoso abbassando la soglia di attivazione e predisponendo la persona ad un possibile danno. Alcuni esempi di frasi che inducono un effetto nocebo da evitare sono:

  • "Non farlo, ti spaccherai la schiena"

  • "Ti farai male alla schiena sollevandoti in quel modo"

  • “Mio zio si è sollevato in quel modo e si è procurato un'ernia del disco. Non è mai stato lo stesso".


LA GESTIONE DEI FATTORI PSICOSOCIALI

L'enfasi sul corretto condizionamento fisico e sulla gestione dei fattori psicosociali e dello stile di vita incide positivamente sulla prevenzione delle lesioni in ambito lavorativo. In particolare, non dovremmo mai smettere di seguire le linee guida:

  • Esercizio cardiovascolare e allenamento di resistenza

  • Mangiare sano e dormire

  • Mantenere un peso corporeo adeguato

  • Mantenere una buona salute psicosociale.


CONCLUSIONI

Incoraggiare una buona salute fisica generale è più importante nella prevenzione degli infortuni sul posto di lavoro senza dover per forza "vendere" l'idea distorta che basti solo una psotura ideale per ridurre il rischio di mal di schiena.

 

L'ergonomia deve quindi inserirsi in un quadro biopsicosociale. Bisogna tenere in considerazione la postura certo, ma contemporaneamente dobbiamo promuovendone la variabilità della posizione, eliminare l’effetto nocebo ed incoraggiare le persone a fare esercizio ed infine avere uno stile di vita sano ed attivo anche nel post-lavoro in modo tale da prevenire i danni.


 

STUDY REFERENCE

Steffens, D., Maher, C.G., Pereira, L.S., Stevens, M.L., Oliveira, V.C., Chapple, M., Teixeira-Salmela, L.F., Hancock, M.J. (2016). Prevention of Low Back Pain: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Intern Med. Feb, 176(2),199-208. doi: 10.1001/jamainternmed.2015.7431.



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